di Valter Chiappini
“Come oramai tutti sanno, i lavori per il “park Santa Maria” sotto il campetto della parrocchia hanno portato alla luce strutture e tracce murarie di grandissimo interesse su una delle ultime aree urbanisticamente “vergini” del centro storico preservate dalle costruzioni da oltre 700 anni.
Si sa da sempre, ed oggi se ne prova l’evidenza, che in quell’area era edificata la parte dell’antica città che fu demolita intorno al ‘400 per far spazio alla fortezza medicea, quella che i Sarzanesi chiamano “la Cittadella”. Si trattava di edifici che fronteggiavano la fortezza pisana del ‘200, la “Firmafede”. Posti in prossimità della “porta di Canneto”, o di Ymo Burgo”, nelle mura cittadine, essi prospettavano sulla via d’accesso alla Sarzana che, secolo dopo secolo, si avviava ad essere quella che oggi ammiriamo. E’ evidente – aggiunge – che questi edifici, che segnavano lo spirito della nascente città, fossero più che dignitosi vista la prossimità della chiesa di S. Basilio, oggi S. Maria.
Se col rilascio della concessione ad edificare il parcheggio interrato in quel luogo abbiamo assistito alla moderna miopia culturale che ha segnato questa operazione immobiliare, con la scontata scoperta di importanti vestigia dell’antica città non possiamo accettare l’eventuale indifferenza delle istituzioni. Si è costruito negli anni 60 sui fossati e sulle mura: errori riconosciuti persino dagli amministratori dell’epoca che oggi, però, non sono tollerabili, neppure con la giustificazione della compensazione per la vasca antincendio del Teatro degli Impavidi. Una Amministrazione, che fino ad oggi non ha ancora dimostrato come il coraggio possa essere sentimento portante, non può continuare sulla stessa strada calpestando così la storia della città. Sono tantissimi i cittadini che hanno a cura la città, non solo per le prove del suo passato, ma anche per le prospettive future, che chiedono di essere ascoltati e di tutelare il patrimonio culturale e storico, non a caso ci dicono di oltre 250 firme di adesione già raccolte per la petizione lanciata da alcuni a tutela di quei reperti, ed esistono procedure di autotutela che devono essere valutate anche perché nessun danno potrebbe essere recriminato dal privato, perché non ci risulta che lo stesso abbia svolto indagini preliminari sufficienti a definire l’area libera da preesistenze”.